Sintesi della ricerca
Lo studio, pubblicato sulla rivista Cells (agosto 2025), si concentra sulla distrofia muscolare di Emery-Dreifuss (EDMD), una malattia genetica rara che colpisce muscoli e cuore, causata da mutazioni in geni come EMD, LMNA, SYNE1, SYNE2. I sintomi principali sono: rigidità articolare, indebolimento muscolare progressivo e gravi problemi cardiaci (aritmie, cardiomiopatia dilatativa).
Cosa hanno scoperto i ricercatori
- Nei pazienti con EDMD, le cellule fibroblastiche (quelle che producono tessuto connettivo) tendono a trasformarsi in miofibroblasti, cellule che favoriscono la fibrosi (cioè la formazione di tessuto cicatriziale che danneggia muscoli e cuore).
- In queste cellule malate si osserva un aumento di molecole "profibrotiche" come TGF-beta2, fibronectina e la proteina alfa-SMA, oltre a un microRNA chiamato miR-21, che stimola la fibrosi.
- Al contrario, nelle cellule muscolari (mioblasti) non si vede lo stesso aumento: qui il problema riguarda altri microRNA (miR-133b e miR-206), fondamentali per la salute e la rigenerazione del muscolo, che risultano ridotti.
I ricercatori hanno applicato la tecnica di gene editing CRISPR/Cas9 per correggere le mutazioni nei geni malati (EMD e LMNA).
- Dopo la correzione, le cellule mostravano una riduzione delle molecole fibrotiche e un ripristino quasi completo del profilo di microRNA normale.
- Questo dimostra che la correzione genetica può riportare le cellule verso uno stato più sano, almeno in laboratorio.
- Lo studio fornisce una prova di principio che la terapia genica potrebbe un giorno essere usata per trattare l'EDMD.
- Identifica nuovi biomarcatori (come miR-21 e TGF-beta2) che potrebbero servire per monitorare la malattia o valutare l'efficacia di future terapie.
- Sottolinea il ruolo chiave dei fibroblasti (più che dei mioblasti) nello sviluppo della fibrosi muscolare, aprendo nuove strade per interventi mirati.
La ricerca dimostra che nelle distrofie muscolari da laminopatie non sono solo i muscoli a "non funzionare", ma anche le cellule di supporto (fibroblasti) che diventano troppo "cicatrizzanti". Correggendo il difetto genetico con CRISPR, queste cellule tornano a comportarsi quasi normalmente. È un passo avanti importante verso possibili cure future, anche se siamo ancora nella fase sperimentale.
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